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La Divina Commedia di Dante Alighieri Paradiso Canto X - Note al Canto

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LA DIVINA COMMEDIA di Dante Alighieri (PARADISO) - CANTO X

Guardando nel suo Figlio con l'Amore
che l'uno e l'altro etternalmente spira,
lo primo e ineffabile Valore (3)

quanto per mente e per loco si gira
con tant' ordine fé, ch'esser non puote
sanza gustar di lui chi ciò rimira. (6)

Leva dunque, lettore, a l'alte rote
meco la vista, dritto a quella parte
dove l'un moto e l'altro si percuote; (9)

e lì comincia a vagheggiar ne l'arte
di quel maestro che dentro a sé l'ama,
tanto che mai da lei l'occhio non parte. (12)

Vedi come da indi si dirama
l'oblico cerchio che i pianeti porta,
per sodisfare al mondo che li chiama. (15)

Che se la strada lor non fosse torta,
molta virtù nel ciel sarebbe in vano,
e quasi ogne potenza qua giù morta; (18)

e se dal dritto più o men lontano
fosse 'l partire, assai sarebbe manco
e giù e sù de l'ordine mondano. (21)

Or ti riman, lettor, sovra 'l tuo banco,
dietro pensando a ciò che si preliba,
s'esser vuoi lieto assai prima che stanco. (24)

Messo t'ho innanzi: omai per te ti ciba;
ché a sé torce tutta la mia cura
quella materia ond' io son fatto scriba. (27)

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-^

Lo ministro maggior de la natura,
che del valor del ciel lo mondo imprenta
e col suo lume il tempo ne misura (30)

con quella parte che sù si rammenta
congiunto, si girava per le spire
in che più tosto ognora s'appresenta; (33)

e io era con lui; ma del salire
non m'accors' io, se non com' uom s'accorge,
anzi 'l primo pensier, del suo venire. (36)

E' Bëatrice quella che si scorge
di bene in meglio, si subitamente
che l'atto suo per tempo non si sporge. (39)

Quant' esser convenia da sé lucente
quel ch'era dentro al sol dov' io entra'mi,
non per color, ma per lume parvente! (42)

Perch' io lo 'ngegno e l'arte e l'uso chiami,
sì nol direi che mai s'imaginasse;
ma creder puossi e di veder si brami. (45)

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E se le fantasie nostre son basse
a tanta altezza, non è maraviglia;
ché sopra 'l sol non fu occhio ch'andasse. (48)

Tal era quivi la quarta famiglia
de l'alto Padre, che sempre la sazia,
mostrando come spira e come figlia. (51)

E Bëatrice cominciò: «Ringrazia,
ringrazia il Sol de li angeli, ch'a questo
sensibil t'ha levato per sua grazia». (54)

Cor di mortal non fu mai si digesto
a divozione e a rendersi a Dio
con tutto 'l suo gradir cotanto presto, (57)

come a quelle parole mi fec' io;
e sì tutto 'l mio amore in lui si mise,
che Bëatrice eclissò ne l'oblio. (60)

Non le dispiacque, ma sì se ne rise,
che lo splendor de li occhi suoi ridenti
mia mente unita in più cose divise. (63)

Io vidi più folgór vivi e vincenti
far di noi centro e di sé far corona,
più dolci in voce che in vista lucenti: (66)

così cinger la figlia di Latona
vedem talvolta, quando l'aere è pregno,
sì che ritenga il fil che fa la zona. (69)

Ne la corte del cielo, ond' io rivegno,
si trovan molte gioie care e belle
tanto che non si posson trar del regno; (72)

e 'l canto di quei lumi era di quelle;
chi non s'impenna sì che là sù voli,
dal muto aspetti quindi le novelle. (75)

Poi, sì cantando, quelli ardenti soli
si fuor girati intorno a noi tre volte,
come stelle vicine a' fermi poli, (78)

donne mi parver, non da ballo sciolte,
ma che s'arrestin tacite, ascoltando
fin che le nove note hanno ricolte. (81)

E dentro a l'un senti' cominciar: «Quando
lo raggio de la grazia, onde s'accende
verace amore e che poi cresce amando, (84)

multiplicato in te tanto resplende,
che ti conduce su per quella scala
u' sanza risalir nessun discende; (87)

qual ti negasse il vin de la sua fiala
per la tua sete, in libertà non fora
se non com' acqua ch'al mar non si cala. (90)

Tu vuo' saper di quai piante s'infiora
questa ghirlanda che 'ntorno vagheggia
la bella donna ch'al ciel t'avvalora. (93)

Io fui de li agni de la santa greggia
che Domenico mena per cammino
u' ben s'impingua se non si vaneggia. (96)

Questi che m'è a destra più vicino,
frate e maestro fummi, ed esso Alberto
è di Cologna, e io Thomas d'Aquino. (99)

Se sì di tutti li altri esser vuo' certo,
di retro al mio parlar ten vien col viso
girando su per lo beato serto. (102)

Quell' altro fiammeggiare esce del riso
di Grazïan, che l'uno e l'altro foro
aiutò sì che piace in paradiso. (105)

L'altro ch'appresso addorna il nostro coro,
quel Pietro fu che con la poverella
offerse a Santa Chiesa suo tesoro. (108)

La quinta luce, ch'è tra noi più bella,
spira di tale amor, che tutto 'l mondo
là giù ne gola di saper novella: (111)

entro v'è l'alta mente u' sì profondo
saver fu messo, che, se 'l vero è vero,
a veder tanto non surse il secondo. (114)

Appresso vedi il lume di quel cero
che giù in carne più a dentro vide
l'angelica natura e 'l ministero. (117)

Ne l'altra piccioletta luce ride
quello avvocato de' tempi cristiani
del cui latino Augustin si provide. (120)

Or se tu l'occhio de la mente trani
di luce in luce dietro a le mie lode
già de l'ottava con sete rimani. (123)

Per vedere ogne ben dentro vi gode
l'anima santa che 'l mondo fallace
fa manifesto a chi di lei ben ode. (126)

Lo corpo ond' ella fu cacciata giace
giuso in Cieldauro; ed essa da martiro
e da essilio venne a questa pace. (129)

Vedi oltre fiammeggiar l'ardente spiro
d'Isidoro, di Beda e di Riccardo,
che a considerar fu più che viro. (132)

Questi onde a me ritorna il tuo riguardo,
è 'l lume d'uno spirto che 'n pensieri
gravi a morir li parve venir tardo: (135)

essa è la luce etterna di Sigieri,
che, leggendo nel Vico de li Strami,
silogizzò invidiosi veri». (138)

Indi, come orologio che ne chiami
ne l'ora che la sposa di Dio surge
a mattinar lo sposo perché l'ami, (141)

che l'una parte e l'altra tira e urge,
tin tin sonando con si dolce nota,
che 'l ben disposto spirto d'amor turge; (144)

così vid' ïo la gloriosa rota
muoversi e render voce a voce in tempra
e in dolcezza ch'esser non pò nota
se non colà dove gioir s'insempra. (148)

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NOTE AL CANTO X

(1-12) Guardando nel suo Figlio: Ordina: Lo primo ed ineffabile Valore, guardando nel suo Figlio con l'Amore, ecc. «La divina potenzia che è attribuita al Padre, ragguardò nella sua increata sapienzia che è attribuita al Figliuolo, colla perfetta sua carità che è attribuita allo Spirito Santo, lo quale amore lo Padre e lo Figliuolo sempre da sè spira, cioè produce, ecc.» (B.); fe': «fece guardando nel figlio» (T.). «Quasi prendendo da lui, Somma Sapienza, la norma della creazione» (B. B.); lui: «Chi lo vede non può non assaggiare qualcosa delle grandezze di Dio» (T.). «Lui può riferirsi a ordine o a Dio» (B.B.); meco: «S'alzano al sole, ch'era allora in Ariete. Ai capi d'Ariete e di Libra sono punti dove il zodiaco s'incrocicchia con l'equatore. Le stelle fisse si muovono in circoli paralleli all'equatore ed il sole e i pianeti in circoli paralleli al zodiaco: però dice che il moto delle stelle urta quasi e s'incontra nel moto dei pianeti e del Sole» (T.); a vagheggiar: «a mirar con diletto» (B. B.); maestro: artefice. Il Petr.: «Mastro eterno»; dentro a sé: «nella sua idea; l'ama: ama l'arte motrice del tutto» (T.).
(13-21) indi: «Dal circolo dell'equatore si parte il zodiaco, il cui piano taglia obliquamente il piano dell'equatore a gradi 23, minuti 30» (T.); cerchio: zodiaco; chiama: «ne invoca l'influenza» (T.); E se la strada lor, ecc.: «se il giro dei pianeti non fosse obliquo, non si avvicinerebbe or all'una ora all'altra parte della terra: ed in tal guisa, invece d'influire al tempo stabilito direttamente sopra ciascuna di esse parti, influirebbe sopra una sola; e perciò molta virtù del cielo sarebbe superflua. E' dottrina d'Aristotile che secundum accessum et recessum solis in circulo obliquo fiunt generationes in rebus inferioribus» (B. B.). V. Conv., II, 15; ogni potenza: «ogni attività» (B. B.). «I cieli mettono in atto la materia, che è solo in potenza» (T.). «Appella la materia preiacente potenza, imperò che sempre è in potenza a ricevere nuova forma» (Lan.); partire: «dello zodiaco dal dritto» (T.). «Lo scostarsi dello zodiaco nel suo giro dal cammin dritto, dall'equatore» (B. B.); manco: imperfetto; su: in cielo; giù: in terra. «Se il piano dell'orbita del sole e de' pianeti facesse col piano dell'orbita delle stelle fisse un angolo maggiore o minore di quello che fa, sarebbe turbato l'ordine in cielo e in terra» (T.).
(22-27) banco: «a convito» (T.). «Al banco dello scolare» (Ces.); preliba: «come per saggio» (T.); s'esser vuoi lieto, ecc.: «se vuoi che questa lettura ti diletti assai, anziché tediarti e stancarti» (B.B.); Messo t'ho innanzi: «la materia da essere pensata; scriba: scrittore» (B.).
(28-36) Lo ministro maggior: «il Sole gran limosiniere di Dio, lo chiama il Bartoli, Ricreaz. del Savio, I, 10» (Ces.); che del valor, ecc.: «che impronta o imprime i mondani corpi a lui sottoposti del valor, della virtù celeste, cioè del moto, della luce, della vita. Conv.: «Il sole, discendendo lo raggio suo quaggiù, reduce le cose a sua similitudine di lume» (B.B.); Imprenta: «suggella» (B.); e col suo lume, ecc.: il Petr. disse il Sole, «il pianeta che distingue l'ore» (B.B.); parte: l'Ariete; v. 9; per le spire: «per quelle revoluzioni che fa in 24 ore, rotato dal primo mobile, e perchè ogni dì va uno grado del segno, ogni dì muta spira» (B.). «Per quei gradi o per quelle linee spirali che il Sole fa, secondo il sistema di Tolomeo, passando dall'equatore al tropico del Cancro, nelle quali il detto sole si appresenta, nasce, all'Italia nostra, ognora, sempre, più presto» (B.B.). «Era allora in mezzo a quello spazio del cielo ove a ogni grado della sua rivoluzione anticipa il nascere. Posta la terra immobile, il sole da un tropico all'altro dovrà muoversi per una spirale, e le spire per cui viene dal tropico del Capricorno a quello del Cancro s'incrocicchiano con quelle per cui viene dal Cancro al tropico di Capricorno: e lo indicò ove disse: l'un moto a l'altro si percuote» (T.); con lui: nel sole; anzi 'l primo pensier: «innanti che venga lo primo pensieri uomo non s'avvede che debbia venire» (B.). «Com'uom s'accorge d'esser venuto dovechessia, prima d'averne fatto pure un pensier primo» (Ces.).
(37-48) E' Beatrice, ecc.: «Il mio salire nel Sole fu impercettibile; ma non meraviglia, chè quella che sì mi scorgeva era Beatrice. Per quanto adoprassi ingegno ed arte, non arriverei a fare immaginare altrui quanto esser dovea lucente per sè medesimo quel che era dentro il sole (le anime), dacché m'appariva non per distinto colore, ma in forza d'una luce maggior di quella dello stesso pianeta. Altri legge: E Beatrice quella che sì scorge - di bene in meglio sì subitamente - che l'atto suo per tempo non si sporge, - quant'esser convenia da sè lucente - quel ch'era, ecc., e spiega: «E Beatrice, quella che così ne guida di bene in meglio sì subitamente, che l'atto suo non si distende in tempo, cioè è istantaneo, quanto dovea essere lucente per sé medesima! Il riso di Beatrice, che accresce splendore ai pianeti (Sopra, V, 96), qual dovea essere al suo giunger nel Sole! Per quanto adoprassi ingegno, arte e destrezza d'uso, non potrei dire) in modo da darne altrui una idea, quel che era dentro il Sole ov'io entrai, e che m'apparve, non per colore, ma per lume» (B. B.); entra' mi: «mi entrai, entrai; per lume parvente: per lume che appariva e che si vedeva avanzante lo lume del Sole» (B.); ma creder, ecc.: «ma se non si può immaginare, si può credere e desiderar di vederlo un giorno in paradiso» (B.B.); E se le fantasie: «Convito: "Il nostro intelletto per difetto della fantasia non puote a certe cose salire: però ella vien meno talora all'intelletto"» (T.). «Non può la fantasia formare imagine se non di ciò che cade sotto i sensi, e l'occhio nostro non arrivò mai, non vide cioè mai lume maggiore del Sole» (L.).
(49-60) Tal, ecc.: «dentro al Sole, non per colore distinta, ma per lume, come è detto di sopra» (B.B.); quarta famiglia: «dell'Eterno Padre sono qui chiamate le anime beate che soggiornano nella sfera del sole; perocchè il sole, secondo Tolomeo, è il quarto pianeta della terra in su» (B. B.); mostrando, ecc.: «mostrando come la prima e la seconda persona della Trinità spirino la terza; e come figlia: e come la prima persona della Trinità genera la seconda» (B. B.). «Auctio vero numeri beatorum est auctio civitatis ipsorum qui gaudent ipsa Dei fecunditate beatas animas quoties quodammodo parturientis» (Chiose); il sol: Dio; sensibil: oggetto. Conv., III, 12: «Nullo sensibile in tutto il mondo è più degno di farsi esemplo di Dio che 'l Sole». Purg., XXXIII, 15; sì digesto: «sì disposto; a divozione: a donazione a Dio; devozione è donazione e promissione che l'uomo fa di sè a Dio; gradir: compiacergli» (B.); in lui: in Dio.
(61-66) ma sì se ne rise: «ai Teologi non dispiace quando l'uomo s'innamora sì d'Iddio, che ogni altra cosa dimentica qualunque gli è più cara; ma ridene e fanne festa» (B.); divise: «il ridere degli occhi suoi prese un tal atto che smagatolo da quel suo affisamento in Dio, lo condusse ad altri oggetti, cioè agli spiriti che erano nel sole» (Ces.); vincenti: «l'occhio» (T.) col suo splendore, lo splendore del Sole. «Idest majoris scientiae et doctrinae quam beatitudinis» (Chiose); centro: «mezzo; di sé far corona: imperò che si recarno in cerchio intorno a noi; più dolci in voce: più dilettevoli nel canto» (B.).
(67-75) la figlia di Latona: la luna; cinger... vedem: «veggiamo esser cinta» (Ces.); è pregno: di vapori. Questo è l'alone, che talora fa alla luna corona ben luccicante, sì veramente che il lume non si spanda sfumando d'intorno alla circonferenza, ma ritenga il suo contorno ben profilato: chè allora ha forma di vera corona» (Ces.); zona: «viene a dire cintura» (B.). Purg., XXIX, 78: Delia il cinto; non si possono trar, ecc.: «Intendi: che fuor del Paradiso non si possono far comprendere altrui; tolta la metafora dell'uso d'alcuni regni di non permettere l'esportazione di certe cose preziose e rare, onde hanno fama nel mondo» (B.B.). «Trar, e mostrare con parole quaggiù» (T.); non s'impenna: «non si veste di penne di virtù; aspetti quindi le novelle: aspetti di saperle da chi non gliele potrà dire, cioè non aspetti di saperle» (B.).
(76-90) Poi: poiché; a' fermi poli: Conv., II, 4: «Ciascuno cielo, di sotto del cristallino, ha due poli fermi, quanto a sè; e lo nono gli ha fermi e fissi e non mutabili, secondo alcuno rispetto»; donne mi parver, ecc.: «Sì come le donne che sono in ballo s'astallano (si fermano) per intender la ripresa della loro ballata, ovvero canzone, così fenno quelle alme beate, mettendo in posa suo movimento circolare» (Lan.); a l'un sole; «la luce dello spirito di Tommaso» (T.); Quando: «giacché» (B. B.); verace amore: «vero fervore d'amore in verso Iddio e lo prossimo» (B.); u': dove, discende: «chi del cielo gustò, ci risale» (T.); qual ti negasse, ecc.: «chi ti negasse chiarirti, sarebbe com'acqua che non iscende, farebbe forza alla natura sua» (T.); fiala: lat.: phiala; in libertà non fora: «Sarebbe tanto libero di farlo, quanto, ecc.; cioè non sarebbe punto» (Ces.). «Quasi a dire: poiché Dio ti ha tanto donato di grazia, noi per nostra liberalitade e cortesia non ti negheremo, nè ti terremo celato cosa, che da noi tu voglia sapere» (Lan.).
(91-102) di quai piante s'infiora: «di fiori di quali piante è composta; 'ntorno: alla tonda; gheggia: con desiderio ragguarda Beatrice; ch'al ciel t'avvalora: ti dà valore e conforto di montare al cielo; mena per cammino: mena per la via diritta della religione e della regola di San Domenico; s'impingua: s'ingrassa nelle virtù; si vaneggia: si dà alle cose vane del mondo» (B.); frate: «fratello d'Ordine, perchè anch'esso domenicano. Padre legge il Cod. Caet., ed è lezione lodata, in quanto che si vuole fosse un tempo, provinciale dell'ordine» (B.B.); ed esso Alberto: «Magno» (B.). Albrecht di Boldstedt, vescovo di Ratisbona (1260) due anni; rinunziò e morì nel 1280; Thomas: Purg., XX, 69; col viso, ecc.; «Segui il mio parlare con gli occhi, cioè: nota con gli occhi quelli che io nominerò, ad uno ad uno» (Ces.).
(103-108) Quell'altro fiammeggiare: quello altro splendore che fiammeggia; esce del riso: delle allegrezze e del piacere; di Grazïan: «questi fu Graziano che fece lo Decreto; fu di Chiusi città antica di Toscana; ma ora è quasi tutta disfatta, e fu monaco di Santo Felice da Bologna. Nel Decreto dimostra come si convegna e concordi la legge civile colla ecclesiastica et a contrario» (B.); che piace: «lo detto Graziano, et anco si può intendere dell'aiuto, cioè che piacque e piace quell'aiuto; in paradiso: dove non può piacere se non la virtù e la iustizia» (B.); Pietro: «Piero lombardo, vescovo di Parigi, nel 1159, lo quale fece lo libro delle sentenzie in Teologia, e fu valentissimo e sufficientissimo uomo» (B.). Morì nel 1164; con la poverella - offerse: «fece la sua offerta della sua facultà, come la poverella della quale dice l'Evangelio di santo Ioanni, che offerse poco, perchè poco aveva, ma con buono cuore, e però Iddio accettò più la sua offerta che quella del ricco, che, benchè offerisse molto, non offerse con sì buono animo; suo tesoro: lo libro delle sentenzie. Piero, nel proemio: Cupientes aliquid de penuria ac tenuitate nostra cum paupercula in gazaphylacium Domini mittere, ecc.» (B.). Marco, XII, 42. Luca, XXI, 2.
(109-120) spira: «ulimisce e rende odore; di tale amor: di sì fatto fervore d'amore in verso Iddio» (B.). Allude alla Cantica; ne gola: il Buti: «n'ha gola, n'ha desiderio»; di saper novella: «s'elli è beato, o dannato» (B.); l'alta mente: Salomone; se 'l vero è vero: «se la verità è conosciuta per verità» (B.). «Se è vera la verità, cioè la Santa Scrittura. Re, III, 3, 12» (B. B.); veder tanto: «quanto vide elli» (B.). «A tanto vedere, a sì vasta cognizione di cose» (B. B.); il secondo: «suo pari, non se ne trovò un altro sì savio» (B.); vide: «questi fu Dionisio (Areopagita, convertito da s. Paolo. Atti, XVII, 34), lo quale fece libro delle tre gerarchie degli angeli e dei nove ordini, dichiarando l'officio di ciascuno ordine» (B.); Ne l'altra piccioletta luce: finge che tra beati sia grado, che chi è stato di maggior virtù (altri: di maggior fama), più risplenda, e chi di meno, meno; ride: gode e rallegrasi, essendo beato e felice; quello avvocato, ecc.: «Paolo Orosio, che fu spagnuolo (nato in Tarragona, allo scorcio del quarto secolo), che fece libro nel quale raccolse tutti li mali che erano stati nel mondo, dal diluvio infino ai suoi tempi, dimostrando che minori sono stati li mali nel mondo, nel tempo dei cristiani e tra i cristiani, che nel tempo dei pagani e tra i pagani, e questo libro scrisse a santo Agostino che ne l'aveva pregato» (B.); si provide: «facendolo fare innanti, per avere poi meno fatica a ritrovare le storie» (B.). «Si fece cristiano». Così il Lanèo, intendendo con altri non di Onorio, ma di santo Ambrogio.
(121-132) trani: «tiri» (B.). «Fai scorrere» (B. B.); di luce in luce: di spirito beato in spirito beato; rimani: «hai voglia di sapere chi sono: io t'ho detto insino alla settima, ora resta che tu sappi dell'ottava chi ella è» (B.); Per vedere ogni ben: «per la vista che ha d'ogni bene, di Dio» (B.B.); dentro vi gode, ecc.: «dentro in quella luce ottava gode l'anima santa di Boezio romano, che fu della famiglia di Mallio Torquato, che fu valentissimo uomo in tutte e sette le scienze» (B.). Nato nel 475, messo a morte nel 524. «Elli fu morto in Pavia, dove elli era relegato dal re Teodorico, perchè resistea alla sua tirannia» (B.) «e fu sotterrato nella chiesa di S. Pietro, detta in ciel d'oro o ciel aureo» (B. B.); a chi di lei, ecc.: «a chi ben ode delle cose, delle dottrine di lei» (B.B.). «A chi ben legge il suo libro De consolatione philosophiae» (Ces.); l'ardente spiro: l'ardente spiramento, cioè lo spirito; oltre: più in là; d'Isidoro: «questi fu santo Isidoro che fece molti libri, tra gli altri quello dell'Etimologie» (B.). Era di Cartagena; vescovo di Siviglia nel 600; morì nel 636; di Beda: monaco anglo-sassone, nato a Wearmouth nel 672, morto nel 735, e sepolto nel monastero di Yarrow, dove s'era allevato e aveva passato la vita. Scrisse la Storia ecclesiastica d'Inghilterra; di Riccardo: da S. Vittore. «Hic fuit frater sancti Hugonis de Sancto Victore, et monasterii Sancti Victoris» (Chiose); più che viro: «più che uomo a considerare le sentenzie della Santa Scrittura» (B.).
(133-148) Questi: «dal quale tu con l'occhio ritorni a me donde hai cominciato» (Ces.); ritorna il tuo riguardo: «lo tuo ragguardamento, perch'elli è l'ultimo ed io sono lo primo; li parve venir tardo: gli parve troppo indugiare a morire» (B.); Sigieri: «maestro Sigeri (di Brabante), che lesse dialettica in Parigi; nel vico de li strami: è una contrada in Parigi che si chiama lo chiasso delli strami, perchè quine si vende lo strame per li cavalli, e quine lesse Loica» (B.). O perchè gli studianti sedevano sulla paglia. Rue du Fouarre. Il Petrarca: Fragosus - strepidulus straminum vicus: sillogizzò: «leggendo li Elenchi d'Aristotile, fece certi sillogismi a provare alquante verità sì bene et artificialmente, che gliene fu portato invidia» (B.); invidïosi: odiosi. «D'importunes vérités» (Leclerc); come orologio: «come l'oriuolo che è instrumento che segna l'ore, rotando le sue rote e percotendo le campanelle che vi sono appiccate coi martellini; sposa di Dio: la Santa Chiesa; surge: del letto e da dormire si leva; a mattinar: a dire lo mattino; lo sposo: Iddio padre; che l'una parte: delle rote che sono nell'orologio; l'altra tira: parte delle ruote di rieto a sè; e urge: spinge quella che va innanzi» (B.). Altri: che l'una parte e l'altra. «Intendi: il qual orologio, o sveglia, con una parte della ruota tira quella che ad essa ruota vien dietro, e spinge l'altra che le va innanzi, finché il battaglio urti nella campana a dare il suono; onde colui che è disposto a pregar Dio si sveglia, e turge, s'empie d'amore, ecc.» (B.B.); tin tin sonando: «le campanelle delli orioli, quando suonano tin, tin? quando sono percosse dai loro martellini; che 'l ben disposto spirto: dei religiosi e dei chierici; turge: gonfia e cresce dell'amore e della carità di Dio» (B.); muoversi: in giro; in tempra: «in temperanza, rispondendo l'una voce alla altra» (B.). «In tal numero o modulazione» (B.B.); s'insempra: «s'imperpetua» (B.).

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Ultima modifica : 06/07/2024 17:29:42

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